Come l’avaro, come il malato immaginario, come l’ipocrita Tartufo, anche questo borghese che sogna di diventare un gentiluomo è, nella cultura letteraria europea, il modello esemplare e imprescindibile del nuovo ricco, dell’arrampicatore sociale che pretende di comprare, col denaro, quei meriti e quei titoli di cui è privo.
La trama è semplice: un ricco borghese, il signor Jourdain, sogna di diventare nobile, circondato da adulatori e scrocconi, che ovviamente assecondano la sua follia, pur di ottenerne un guadagno. È circondato dal maestro di musica, di ballo, di scherma, di filosofia; ciascuno di loro ritiene e predica che la propria arte, è il fondamento primo dell’esser un gentiluomo. A questi si contrappone la moglie, donna pratica e razionale che cerca di farlo rinsavire. Ne nasce una farsa chiassosa e colorata che culminerà in una beffa finale dove il “borghese gentiluomo” sarà lasciato definitivamente solo, anche dalla moglie, nella sua folle utopia.
Jourdain continuerà a sognare quanto non potrà mai avere, come sognano tutti gli altri tipi comici del teatro di Molière.