Il capolavoro di Aldo Palazzeschi che, in questa versione teatrale, si presenta al pubblico come una delle più belle “novità italiane” degli ultimi anni.
La vicenda è quella di tre sorelle, Teresa e Carolina, abili ricamatrici di biancheria per l’aristocrazia fiorentina e Giselda, ripudiata dal marito. Ad invecchiare con loro, la fedele domestica Niobe, dal popolaresco ottimismo.
Tutto sembra scorrere in un’esistenza monotona e priva di sussulti fin quando Remo, il giovane figlio di una quarta sorella defunta, irrompe nella loro vita. Bello e pieno di vita, il nipote capisce subito di essere l’oggetto di una predilezione venata di inconsapevole sensualità e approfitta della situazione ottenendo immediata soddisfazione a tutti i suoi desideri. Il sereno benessere della vita familiare comincia ad incrinarsi: le pretese incessanti di Remo costringono le zie a spendere più di quanto guadagnino e a vendere la casa e i terreni ereditati dal padre.
Un finale che non sfocia nel dramma apparentemente inevitabile. L’autore, giocoso e nichilista allo stesso tempo, conclude la vicenda con un gioco delizioso e sottilmente crudele, dove Teresa e Carolina accettano di lavorare per la piccola borghesia di Coverciano, mentre rovistano tra le foto dell’atletico nipote in costume semiadamitico.